La mia opera

La mia opera parte da un concetto recente, “la spazzatura”. Tramite gli oggetti di consumo riesco a dargli una nuova interpretazione e ricontestualizzazione in un nuovo spazio. Non solo gli umani ma anche i prodotti che essi usano vengono travolti da un dinamismo provocato da un’azione di consumismo; passandoci sotto i nostri occhi vengono influenzati da incuranza e attribuendogli poco valore partendo da un vuoto, una mancanza traggo tra i miei principi ispiratori una riflessione rapportata alla valorizzazione dell’oggetto, da ciò nascono “Getti bianchi” che trasformo in forme del nostro tempo dando vita ad una trascendenza urbana. Il medium per dare forma a tutto ciò è il gesso, grazie ad esso riesco a trasmettere agli oggetti più spiritualità e ricchezza. Nel processo di creazione hanno un ruolo centrale due elementi come Le Tavole e Le Carte. Le prime giocano un ruolo singolare nell’opera e non come luogo della rappresentazione ma creando un matrimonio con l’industria, valorizzando il flusso sotto forma di labor. Utilizzando e dando un nuovo significato agli oggetti riusciamo a trasmettere amore e rispetto alla realtà che viviamo per concepire nuova vitalità, che si traducono in un lungo inno alla semplificazione delle forme, alla matericità scabra di ritrovamento fossile giocata tra pensiero razionale e casualità. La spiritualità che conosce l’importanza anche della solitudine, del silenzio, del pensare, del meditare. Le carte sono nuovi materiali che sperimento, tra cui il cartoncino finlandese. Sono carte afasiche ridotte al silenzio ed ad un muto riduzionismo, una nuova superficie intesa come profondità, una sintesi estrema di una storia poetica, attiva, destinata a non finire mai. “Getti bianchi” inseriti in questo contesto suscitano un senso di profondo cambiamento atto ad influenzare un altro tempo, ovvero un nuovo tempo.

Aprile 2020