Audire

La società moderna è un universo plurale e frammentato, in cui crisi personali e identitarie sono costantemente in agguato, incoraggiate dalla velocità e frenesia quotidiana. Vita privata, sociale e lavorativa sembrano richiedere all’essere umano la capacità di sdoppiarsi, talvolta moltiplicarsi, per aderire a canoni predeterminati o affrontare situazioni diverse, a seconda della necessità. La ricchezza è avere un rapporto con il proprio corpo, il proprio ritmo, respiro, battito cioè “AUDIRE” dove l’ascolto non è tra soggetti ma ascoltare la natura. Nelle sculture da appendere coltivo le mie forme inno alla semplicità con campiture ampie e piatte e patinate. Lavoro sul concetto di riciclo inteso come rinnovo di idee sullo scarto industriale perché il rifiuto è spesso davvero sublime rispetto alla squallida percezione esteriore cui la società tutta tende, tolgo il valore di uso dell’oggetto trasformandolo in “altro” (Marcel Broodtaers diceva: da Duchamp in poi l’artista è autore di una definizione che si va a sostituire a quella propria dell’oggetto che ha scelto). Sono consapevole che l’arte non deve abbellire ma insegnare ad amare la realtà, a vederne un’altra bellezza, siamo nell’era dell’ iperconsumo da cui nascono i “getti bianchi” che si mischiano per creare continue scenografie inesistenti, forme sospese tra sogni e racconti di fiabe antiche, e quando nella realtà irrompe il fantastico l’elemento disturbante mette in discussione le certezze, dove gente senza radici, senza storia sono gli ultimi sopravvissuti in una specie allo sfacelo. La fine non è qualcosa che arriverà, è qualcosa che è già qui. Un’attesa tragica, un deserto di realtà perché la vita scorre, ed è solo la morte ad essere immobile e eterna.

Novembre 2020