La legge della semplicità

La semplicità è sempre relativa al contesto strutturale dei fenomeni considerati: ne esistono gradi differenti in funzione della struttura del pattern considerato. Arnheim sostiene dunque che accanto a un significato assoluto, che coincide con l’ordine in cui ogni elemento di una struttura è necessario e sufficiente all’equilibrio, esistono diversi livelli di ordine ciascuno dei quali assicura lo stadio normale di un sistema fisico, l’organizzazione ottimale di un fenomeno percettivo, la composizione significativa di una forma. In tal modo, la semplicità come qualità strutturale assume molteplici significati e, in quanto legge, comporta una molteplicità di effetti. Essa può essere valutata in rapporto alla legge della semplicità rispetto al principio del minimo. Credo che la scelta di Arnheim cada su questa formulazione perché la possibilità di distinguere tra una semplicità assoluta e una relativa gli permette di rendere conto dell’eventuale complessità dell’organizzazione fenomenica nel caso sia della percezione sia della produzione e fruizione di forme visive altamente elaborate, quali quelle degli oggetti d’arte.
La semplicità può rendere conto, infatti, sia della tendenza alla stabilità, che ha come limite inferiore l’omogeneità strutturale o la distribuzione casuale di una sequenza di eventi, sia della tendenza all’articolazione di elementi distinti in cui si raggiunga un ordinamento reciproco altamente differenziato, di cui sarebbero un caso esemplare gli oggetti d’arte in cui le parti interagiscono in una configurazione complessa ma pur sempre in equilibrio, dal momento che nessuna parte è superflua mentre nessuna parte necessaria è assente o collocata diversamente da come dovrebbe essere.
Per rendere conto di quest’ultimo caso, però, è necessario l’intervento di una terza tendenza che Arnheim definisce «anabolica»: «è questo il principio cosmico della costruzione della forma, che dà conto della struttura degli atomi e delle molecole, della possibilità di legare e sciogliere… [che] contribuisce a quanto definirò il tema strutturale di un pattern, e tale tema crea la forma ordinata attraverso l’interazione con la tendenza alla riduzione alla tensione», là dove lo stesso «tema strutturale va concepito dinamicamente, come pattern di forze»
Alla luce di questo terzo principio si comprendono, a mio avviso, l’interpretazione che Arnheim dà dell’equilibrio di un sistema, sia quiete sia ordine inteso come organizzazione ottimale, e l’ampia portata della legge della semplicità, in quanto l’ordine richiesto da un tema strutturale che deve essere esibito in una forma può essere molto complesso.