Evoluzione nel minimalismo (di Anna Mola)

 

Nelle opere realizzate nel corso del 2016 da Aldo Righetti scorgo un’evoluzione, non tanto in senso stilistico, quanto contenutistico. Iniziamo dai denominatori comuni: coerentemente al suo pensiero, al suo gusto e alla sua ricerca stilistica, Righetti crea opere composte da più moduli, che si sviluppano in formato quadrato, orizzontale o verticale. Rimanendo nell’ottica del quadro-scultura, esse si presentano come “tele”di legno levigato e uniforme, su cui si stagliano, in bassorilievo, inserti materici di varie forme e grandezze. Il minimalismo e la pulizia generale di queste opere sono parti integranti del suo lavoro: proseguono anche in questa serie, dando continuità ai progetti passati. Le linee essenziali e l’uso di pochissime e delicate tonalità di colore – fino ad arrivare al bianco monocromatico – sono altri elementi comuni.

Veniamo ora alle modificazioni che ho riscontrato. Osservando opere come le due “Porzioni concrete”, è possibile notare la presenza di soggetti figurativi, come persone e frutti che interagiscono tra loro, dentro zone delimitate, all’interno dei riquadri disegnati nell’opera stessa. Successivamente questi lasciano il posto a semplici forme geometriche: stelle (come in “Personalized modularity”), quadrati, cerchi, sfere, coni. Esse si organizzano in modi differenti a seconda dell’opera. Possono essere ripetizioni di pattern, come in “Universi possibili”, oppure concrezioni più complesse, che sembrano sfociare nell’accumulo, da una parte, e nella rarefazione, dall’altra. “Universo liquido ” rispecchia quest’ultima descrizione: ognuno dei sei riquadri di cui è composta l’opera, infatti, è diviso nella tensione tra flussi osmotici di elementi e rispettiva sparizione progressiva degli stessi. Questa “tensione” non si traduce mai, tuttavia, in contrasto o scompenso per l’osservatore, anzi, si risolve in un piacevole e interessantissimo equilibrio dell’opera nella sua complessità.

Il cerchio, declinato nella sua forma geometrica bidimensionale e poi in quella solida, sembra diventato un elemento distintivo di questa nuova fase artistica di Righetti, che sicuramente ha compiuto uno stacco molto chiaro rispetto alle opere degli anni precedenti, per approdare a uno stile molto più astratto e concettuale. Quasi come fosse un racconto, possiamo seguire una “Big bubble”, per esempio, nella sua metamorfosi e trasformazione in altro.

Di fronte a queste piccole porzioni di realtà stilizzate, ripetute e messe in giocoso movimento, il fruitore si trova come di fronte a un momento di sospensione dal tempo, una pausa dalla frenesia interiore ed esteriore, un attimo di respiro e di concentrazione sulla purezza degli elementi semplici, in attesa del prossimo episodio in cui ci condurrà Aldo Righetti.